20 Jan PREVENZIONE, ECOLOGIA PROFONDA E I PRINCIPI PER UNA NUOVA METODOLOGIA

Inizierei da una domanda: che cos’è realmente il “fare prevenzione”?
Il termine prevenzione – già di per se stesso- si lega etimologicamente al concetto di male e di malattia.
Prevenire il male, prevenire le catastrofi, prevenire la crisi, in termini individuali, sociali, economici.: è il modo che la nostra società utilizza da sempre per mantenersi in equilibrio. E per mantenersi in equilibrio deve controllare la natura.
A noi sembra che il termine “prevenzione” sia – ad oggi – ancora legato ad un vecchio modo di vedere la realtà, che ha promosso, nel tempo, una teoria di controllo unilaterale sull’ambiente.
La prevenzione, in questo senso, è legata ad un modo chiuso di vedere i sistemi viventi e ne segue i presupposti.
La malattia, o la catastrofe, qualunque essa sia, non è un evento da combattere come in una crociata. Anche la malattia ha una propria funzione e un proprio linguaggio: non è mai casuale e va inserita in un contesto. Lo stesso organo ammalato ha una speranza di guarigione solo se curato all’interno di un insieme. Cosa vogliamo dire? La funzione di un disturbo, di una malattia, di una crisi è il “punto di svolta”, ovvero è il momento di crescita coscienziale, in termini individuali, sociali e universalistici.
Anche la nostra Terra, con i suoi problemi, è in un progetto evolutivo, proprio come ciascuno di noi.
La domanda che ci poniamo è: come possiamo noi proporci di contribuire ad un processo evolutivo? Costruendo un modello articolato, che tenga conto della Teoria della complessità. Da un punto di vista più globale c’è un principio di base, che non dobbiamo dimenticare: la teoria non deve essere scissa dalla sensazione-emozione..

 

Intelligenza biologica e memoria cellulare: origine reale e processo permanente

Esiste un aspetto, che potremmo chiamare un software nel software, in cui è contenuta la memoria profonda dell’umanità,
Da un punto di vista filogenetico la memoria umana contiene tutte le altre memorie, anche quelle degli esseri precedenti, dagli organismi unicellulari, attraverso successive stratificazioni, fino ai giorni nostri. Sappiamo che la composizione del nostro cervello riflette perfettamente questa stratificazione filogenetica.
Il corpo umano cambia, ma la memoria di quel primo nucleo resta. Nel nucleo di ogni cellula che compone l’uomo c’è un contenuto informazionale in cui è contenuto anche il progetto individuale. Ma è un progetto bio-energetico ed è inserito in tutto ciò che ha vita. E’ un progetto comune a tutta l’umanità, a tutto il vivente, anche se prenderà una forma all’interno della struttura individuale.
In alcuni dei nostri seminari di approfondimento abbiamo evidenziato la definizione di vivente: “vivente” è l’essere dotato di uno scopo o progetto, della possibilità di manifestarlo nella propria struttura e di eseguirlo attraverso i propri atti. Tale proprietà è definita “teleonomia”.
Ma che cos’è questa struttura? Secondo D. Rudhyar (1968) con il termine “struttura” si intende il risultato dell’attività di un principio di organizzazione operante; alla rete di relazioni all’interno dei limiti dati dalle leggi della materia, al programma creato delle modalità operative che informano quel tipo di struttura nello spazio e nel tempo in cui si trova .
La struttura in rapporto allo spazio ci dà come parametro una forma.
La struttura in relazione al tempo si manifesta come ritmo.
Il funzionamento di quest’ultimo è in stretto rapporto con il funzionamento del principio di organizzazione operante: l’espressione di questo funzionamento, o meglio, della funzionalità dell’organismo, si rivela in un ordine dei cicli (ritmo circadiano, ritmo cardiaco, ritmo respiratorio).
La funzionalità si riferisce all’ordine e alla regolarità delle attività di un determinato organismo, attività delle diverse cellule e sistemi vitali che si esplicano in relazione al funzionamento della totalità della struttura.
Tutte le attività che vengono ad essere divise sotto le categorie di pensiero, emozione, istinto, sono sempre da riferirsi all’intero, alla struttura nel suo insieme. Il grado di integrazione è anche il gradiente di ordine e di limpidità nel funzionamento della struttura.
Il processo di evoluzione è il processo di integrazione.
La vera fisiologia è una fisiologia energetica, e cioè quella rete invisibile di “vie” che canalizzano l’energia secondo il principio organizzatore insito nella materia organica – finalizzato alla nascita, crescita, riproduzione, estinzione. Partendo dunque dall’ipotesi informazionale, che è energetica (nel senso di materia=energia), diciamo che il progetto della struttura del vivente è calato nel progetto individuale, attraversando una determinata struttura.

Qual è allora il progetto individuale? Sicuramente tale progetto avrà a che fare con la coscienza di quello che si è, e con il ricordo della propria reale essenza, e questa essenza è il nucleo biologico, ovvero quel principio che dà coerenza al sistema. Dal punto di vista terapeutico, qual è la naturale conseguenza di questa ipotesi? La salute dell’individuo-campo di energia, non può dipendere solo dall’incontro ovulo-spermatozoo e dalle condizioni di accrescimento fetale.
Tale condizioni solo altresì essenziali, ma non sono tutto.
Se ciò che si trasmette nel prodotto del concepimento non è solo il risultato di una memoria generazionale, e se il primo nucleo embrionario è un frammento di energia, tale frammento è la vera radice della vita. L’energia individuale non è legata ad un quantum energetico, ma a tutta l’energia. Pertanto è inesauribile e incorruttibile, nonché intelligente.
E quale sarà il progetto collettivo? Questa è la domanda dobbiamo mettere al centro di un progetto di “ecologia profonda”: ogni forma di interazione come la coppia, il gruppo e le società sono oggetto di interesse per questo progetto, come la sottile intelaiatura di una trama.
Il funzionamento di una società, di un gruppo o di una nazione non segue leggi diverse da quelle dell’organismo umano e, quindi, accanto alle leggi immanenti, umane, determinate dal cosiddetto progresso, esisterà un “funzionamento sottile” meno evidente.
E’ questo il nostro reale obiettivo di studio e di ricerca, ed è anche la nostra reale possibilità di “fare prevenzione”, per usare il vecchio termine che stiamo gradualmente integrando nel nuovo Modello di prevenzione.
E’ il processo comunicativo, a tutti i livelli, il reale trasformatore sociale, perchè si comporta con il campo sociale come fa l’onda vibratoria nella cellula vivente.
Pertanto agire sul piano sociale è agire su un sistema vivente, e dovremo farlo allo stesso modo in cui agiamo con noi stessi.

 

L’ecologia profonda

Il termine “ecologia profonda” fu coniato nel 1973 da un filosofo ed ecologista, molto conosciuto tra l’altro per aver guidato Greenpeace per diversi anni, Arne Dekke Eide Naess (nato ad Oslo nel 1912). Naess, come anche il fisico ed epistemologo austriaco Fritjof Capra, propone di riorientare la nostra visione del mondo in armonia con le scoperte della fisica quantistica contemporanea, ma anche con la saggezza di tutte le maggiori tradizioni filosofico-religiose dell’umanità.
Nata in riferimento al movimento ecologista, è sorta come necessità di elaborare, attraverso lo studio dei problemi filosofici che sottostanno alla ricerca ecologica (eco-filosofia), una visione globale delle condizioni di vita dell’ecosfera di tipo filosofico (eco-sofia).
In conformità a questi principi Naess formulò una sua ecosofia che chiamò Ecosofia T, di stimolo a far si che ogni persona matura si prenda la responsabilità di elaborare la propria risposta ai problemi attuali dell’ambiente secondo una prospettiva globale.
Conseguenza principale di questa concezione è la norma fondamentale dell’Ecosofia T:
ogni essere vivente ha eguale diritto di conservarsi e realizzare i propri fini, le proprie potenzialità, cioè ogni essere vivente tende ed ha diritto alla Realizzazione del Sé

 
Ogni nostra scelta quindi dovrebbe essere subordinata a questa priorità di valore e Naess stesso esamina le conseguenze che un tale comportamento avrebbe in tre fondamentali campi dell’agire umano: la sfera tecnologica, economica e politica.

La Teoria del Campo Comune: dalla prevenzione alla “ecologia profonda”

 Da quanto detto emerge chiaramente il superamento di un vecchio concetto di prevenzione.
Il nostro obiettivo è la diffusione di un modus operandi che discende dal pensiero unitario e il pensiero unitario funziona su diversi livelli. Ho personalmente elaborato qualche anno fa un Modello di intervento per l’Istituto I.Fe.N. (Istituto Federico Navarro) che pone due livelli:

– il primo che ha come obiettivo l’individuazione del rischio, possibilmente prima che si determini la patologia, ed è il livello della prevenzione vera e propria. Esistono strumenti di diagnosi energetica, che sono preposti a questo scopo.

– il secondo livello accoglie l’idea della “ecologia profonda” in quanto tende a favorire l’ autorealizzazione del Sé, nel senso esposto dalla presente relazione.

E’ appunto in questo secondo livello di intervento che la Metodologia propone di agire . I principi basilari sono:

– la prevenzione oltre ad essere strumento per individuare i rischi per l’ambiente e per la salute dell’uomo, deve allargarsi ed estendersi concettualmente per accogliere la possibilità di diventare un vettore positivo di riconoscimento della potenzialità reale dell’umano;

– l’azione nel sociale e, quindi, non strettamente terapeutica, ha possibilità di successo, se siamo consapevoli dell’esistenza di un corpo sociale che funziona in quanto campo energetico di interazione;

– l’aiuto nell’intervento di secondo livello (quindi stiamo parlando dell’ecologia profonda) è costituito da un “accompagnamento” di una persona da parte di un’altra persona. Potremmo parlare anche di “facilitatore”, ovvero una figura che favorisce maieuticamente i processi di crescita che si autodeterminano nell’altro.

Tutte queste attività devono essere collegate tra di loro in quanto c’è un rapporto di continuità, anche se vengono condotte separatamente, con finalità e metodologie diverse. Esse sono unite da un Progetto comune: l’azione è una azione di campo, dove ogni elemento interagisce con l’altro e tutti con un campo comune.
La nostra direzione è quella di accogliere nel “principio di campo comune” l’idea di una nuova sintesi tra la persona e l’ambiente: questa sintesi, oggi. non è appannaggio di nessuna cultura in particolare, ma è universalistica. Forse questa assenza di differenze e di barriere in un modo di sentire che è trasversale alla nazionalità può diventare uno degli elementi di forza della nostra epoca.

Riferimenti bibliografici

G.Bateson, Verso una ecologia della mente, Adelphi, Febb.1987

F.Capra, Il punto di svolta, Feltrinelli.1984

F.Navarro, Somatopsicopatolgia, Idelson Gnocchi, Napoli 2000.

  1. Catullo, “Le basi della prevenzione pre e post natale” in Energia Carattere Società, N.1 III Serie, 2001

D.Rudyar, La pratica dell’astrologia come tecnica di comprensione umana, Astrolabio, Roma, 1985

  1. Naess, Dall’ecologia all’ecosofia, dalla scienza alla saggezza, in Mauro Ceruti – Erwin Laszlo (a cura di), Physis: abitare la terra, Feltrinelli, Milano 1988, pp. 455-462.
  2. Naess, Ecosofia T, in Bill Devall – George Sessions, Ecologia profonda. Vivere come se la natura fosse importante, Edizioni Gruppo Abele, Torino 1989, pp. 201-204.
  3. Naess, Ecosofia. Ecologia, società e stili di vita, Red Edizioni, Como 1994, 282 pp.
  4. Naess, Il movimento dell’ecologia del profondo. Alcuni aspetti filosofici, in Sergio Dellavalle (a cura di), Per un agire ecologico. Percorso di lettura attraverso le proposte dell’etica ambientalista, Baldini&Castoldi, Milano 1998, pp. 96-123.