21 Jan IL LAVORO DI SECONDO LIVELLO NEL M.I.B.M. (Modello di intervento Bidimensionale Multilivello)

La Teoria di Doppio Livello nell’ambito del mio Modello Metodologico di intervento per la prevenzione (M.I.B.M), dà una particolare rilevanza al lavoro di secondo livello, che ha come obiettivo un salto coscienziale dell’individuo e/o del suo contesto sociale. Tale lavoro viene portato avanti ormai da tempo in diverse proposte e attività sociali (che utilizzano come vettore l’espressione corporea piuttosto che quella artistica o dell’ immaginazione). Tutti questi strumenti nuovi, che si stanno moltiplicando sempre di più, spesso sono frutto di interventi episodici e non agiscono in base a Metodologie precisate
In particolare non c’è abbastanza attenzione nella definizione dell’utenza.
E’ mia opinione che questa modalità di proporre a tutti un lavoro evolutivo senza avere ben chiari i potenziali rischi per persone che abbiano invece bisogno di raggiungere step primari ( come una maggior coerenza nel funzionamento emotivo-relazionale) possa essere potenzialmente dannosa o non efficace ai fini di un reale cambiamento.
La Metodologia da noi concepita va a distinguere due livelli di intervento. Uno rivolto alle situazioni di rischio e l’altro alla richiesta di maggior conoscenza nei passaggi vitali dell’individuo. Uno degli elementi da noi individuati nel valutare la competenza professionale di chi propone tali interventi è la capacità di fare una diagnosi. Per fare un esempio andate alla tabella allegata che chiarisce la Teoria di Doppio Livello applicata al lavoro di accompagnamento alla nascita (*).
Si sente spesso dire che un counselor o un coach non intervengono in situazioni patologiche, ma solo per accompagnare le persone in percorsi di crescita. Tuttavia spesso l’elemento patologico non è visibile, oppure può slatentizzarsi in corso d’opera. Occorre dunque che tali percorsi vengano offerti da operatori in possesso di strumenti diagnostici validati o dopo aver inviato l’utente ad un collega che ne sia in possesso.
Il procedimento corrente secondo il quale vengono accettati tutti coloro che ne facciano richiesta, riservandosi di interrompere i percorsi in caso di incidenti in itinere, è scorretto.
Inoltre sembra quasi che un lavoro di crescita (e non terapeutico) venga considerato più facile di una terapia. Questo è sbagliato. Ciascuno di noi ha diritto ad accedere ad un lavoro di secondo livello, un lavoro che ha come obiettivo l’evoluzione, e non la guarigione da una malattia o il superamento di un problema, e deve essere garantito dalla presenza di un facilitatore esperto e preparato.
E’ invece estremamente comune trovare sul mercato proposte di vario tipo portate avanti da persone che si definiscono “operatori olistici” avendo alle spalle qualche corso di pochi mesi.
Si è già detto che la nostra metodologia tiene conto di una richiesta sempre più emergente in un’epoca di scadimento di valori e si propone di valorizzare un lavoro di secondo livello (evolutivo) accanto a quello di primo livello (preventivo) ma all’interno di una Metodologia rigorosa. Abbiamo al riguardo fondato un Istituto che si propone di portare avanti strumenti validati scientificamente e operatori formati adeguatamente.
Detto questo,si pone il problema di una definizione del lavoro di secondo livello.

Il lavoro di secondo livello è un percorso di conoscenza (individuale e/o di gruppo) fondato sulla possibilità di una sempre maggior realizzazione del sé ed il cui obiettivo è un potenziamento della qualità della propria vibrazione

 

(*) esempio di applicazione della teoria del Doppio Livello

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