19 Feb La teoria del livelli dalla prevenzione al lavoro traspersonale: da bi a tri-dimensionale

La teoria del livelli dalla prevenzione al lavoro traspersonale: da bi a tri-dimensionale

Si assiste oggi ad una proliferazione di offerte nel campo della crescita personale. Per chi non ha esperienza e capacità di lettura, è difficile scegliere il percorso più adatto.

Questo non solo perché ci sono iniziative di dubbia qualità e spessore professionale, ma anche a causa della totale assenza di chiarezza in tale ambito.

Già da molti anni ho messo a punto una teoria denominata “Modello di Intervento Bidimensionale Multilivello” (vedi bibliografia).

In questa teoria ho tentato di sistematizzare in modo organico gli obiettivi e le strategie di un serio lavoro di prevenzione nella società, partendo dal concetto di benessere e non di malattia.

In sintesi questi studi vogliono offrire un modus operandi agli operatori sociali ai diversi livelli di intervento (infanzia, gestazione e nascita, maternità e paternità consapevoli, formazione e sviluppo delle risorse umane), ma anche una possibilità di orientamento per gli utenti.

Già avevo evidenziato la necessità di distinguere due dimensioni di intervento:

  • una dimensione di cura e di prevenzione del rischio in fasce cosiddette “deboli” (come per esempio adolescenti vittime di plagio, lavoratori mobbizzati, operatori affetti da burn-out , famiglie con portatori di handicap e fragilità di diverso tipo) dove l’intervento deve essere sostenuto da protocolli sanitari specifici e personale specializzato;
  • una dimensione di sostegno in periodi di crisi, come ad esempio in presenza di separazioni o lutti familiari, in cui è possibile rintracciare il filo d’oro dell’opportunità di crescita  e riorganizzazione della propria vita; qui l’intervento è mirato ad ampliare la consapevolezza e ad offrire possibilità di scelte realizzative (professionali o affettive). In questo secondo livello rientrano tutte le attività di counseling ad opera di psicologi che abbiano conseguito questo tipo di preparazione.

A queste due, si aggiunge ora, nella mia teoria, un’ulteriore dimensione, che è quella verticale, evolutiva e di ricerca dell’unità tra corpo ed anima. Questa strada può essere praticata in riferimento ad un ordine di funzionamento superiore, quello su cui si muove un carattere maturo. W.Reich parlava di carattere genitale, ovvero una persona in grado di “pulsare” (vedi articoli sulla pulsazione in questo blog), ovvero di funzionare più sulla fluidità, che sugli aspetti della difesa personale. La condizione di genitalità, inoltre, non si acquisisce una volta per tutte, ma si rimodula continuamente nelle relazioni.

La terza dimensione di lavoro è dunque rappresentata dalla relazionalità, dall’altruismo, dallo sviluppo dell’agire affettivo e non strumentale. Non ci può essere una evoluzione personale all’interno del proprio orticello. La terza dimensione può svilupparsi in tutte quelle esperienze che implicano una comunione con l’altro e si sorreggono su un concetto basilare:  il benessere individuale va fatto risuonare in un ambiente.

Conclusioni

Riassumo enfatizzando la differenza di obiettivi, strategie e strumenti a seconda che si tratti di intervenire in situazioni di rischio o di crisi. In ogni caso si parte dalla necessità di una diagnosi preventiva, che sia in grado di evidenziare anche la presenza di psicopatologie pregresse o in atto. In quest’ultimo caso, possiamo parlare di una dimensione ancora precedente, curativa più che preventiva, che deve essere affidata alla psicoterapia.

Qui non la includiamo, perché stiamo sistematizzando un lavoro finora definito di prevenzione, ma dobbiamo, per chiarezza, citare anche quel livello di intervento per sottolineare l’importanza di una corretta diagnosi. Tutto l’ambito della psicopatologia (dalle psicosi alle nevrosi attuali) rientra in un’altro settore di intervento, che non deve mai essere confuso con le dimensioni citate. 

Sembra un discorso ovvio, ma non è così purtroppo. Troppe volte assisto a proposte di lavoro cosiddette “di crescita” o “evolutive” che non tengono conto dello stato psico-fisiologico dei clienti, che, piuttosto, dovrebbero essere i  pazienti di un medico.

Ripeto un concetto più volte ribadito: una persona con fragilità caratteriali o con disturbi dell’identità non dovrebbe affatto esercitarsi in esperienze di annullamento dell’ego o di ascesa della kundalini piuttosto che in gruppi dediti a pratiche taniche o di uscita dal corpo, con o senza l’ausilio di sostanze psicotrope. 

La realizzazione di stati di coscienza più sottili, e le pratiche ad esse relativi, dovrebbero essere appannaggio di persone con una solida struttura identitaria che abbiano già attraversato più volte le proprie paure, o con la comprovata capacità di affrontarle senza perdersi. Come ripeto più volte l’io può essere perso solo da chi lo abbia trovato.

Bibliografia

Cinzia Catullo, “Prevenzione, ecologia profonda e i principi per una nuova Metodologia” e “ La teoria del secondo livello nel M.I.B.M.” in www. Cinzia Catullo. com

Cinzia Catullo, “Nati dalle acque” Ed. Huna, 2016

Cinzia Catullo, “Dal concetto di prevenzione al progetto sociale di Ecologia Profonda nella visione pos-reichiana” in Energia Carattere Società, III Serie Anno III, Gennaio 2002 Ed. I.Fe.N.